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Cos’è l’IRPEF: significato e come funziona

Cos’è l’IRPEF in parole semplici? Il termine IRPEF sta per Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Si tratta di un’imposta progressiva, il cui tasso aumenta in proporzione al reddito dichiarato dalla persona fisica.

Tutti coloro che risiedono in Italia o generano reddito nel paese, oltre 40 milioni di soggetti, sono obbligati a versare l’IRPEF se percepiscono un reddito.

Il reddito può derivare da diverse fonti, come il lavoro dipendente, il lavoro autonomo, gli utili delle imprese e altre fonti di reddito.

L’ammontare di questi redditi viene sommato per determinare il reddito complessivo, che può essere ridotto attraverso detrazioni e deduzioni, anch’esse regolate dalla legge.

A livello normativo, le principali disposizioni relative all’IRPEF si trovano nel D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 e nell’ultima legge di Bilancio 2022, LEGGE 30 dicembre 2021, n. 234, che ha recentemente modificato e riorganizzato le aliquote, gli scaglioni e le detrazioni applicabili a determinate tipologie di reddito.

In questa guida ti forniremo tutte le informazioni necessarie sull’IRPEF: quando si deve pagare, come effettuare il pagamento, chi è tenuto al versamento e altre nozioni utili per tutti coloro che percepiscono reddito, sia che abbiano una P.IVA che siano lavoratori dipendenti.

Come si calcola IRPEF: Aliquote IRPEF

Come anticipato, l’IRPEF è un’imposta progressiva, il che significa che chi percepisce un reddito è tenuto a versare una somma di denaro allo Stato che aumenta all’aumentare del reddito.

Per conoscere esattamente come si calcola, è necessario fare riferimento agli scaglioni. Gli scaglioni sono quote percentuali che aumentano in base al reddito. A partire dal 2022, in Italia, sono presenti 4 scaglioni, trattenute IRPEF, ognuno con un’aliquota diversa da pagare. Ecco i dettagli:

  • Da 0 a 15.000 euro: aliquota del 23%
  • Da 15.001 a 28.000 euro: aliquota del 25%
  • Da 28.001 a 50.000 euro: aliquota del 35%
  • Oltre 50.001 euro: aliquota del 43%

Di solito, è il commercialista che si occupa di determinare l’importo esatto dell’IRPEF da versare, tenendo conto delle deduzioni e delle detrazioni applicabili. In questa sede, ti forniamo un esempio di calcolo dell’IRPEF per chiarirti, in linea generale, quanto dovresti versare annualmente allo Stato italiano. Supponiamo che il tuo reddito lordo, derivante da tutte le fonti di reddito, ammonti a 30.000 euro all’anno. Allora:

  • Applichi il 23% ai primi 15.000 euro, quindi 3.450 euro
  • Applichi il 25% ai successivi 13.000 euro, quindi 3.250 euro
  • Applichi il 35% agli ultimi 2.000 euro, quindi 700 euro

Sommando tutto, ottieni l’importo lordo dell’IRPEF da versare, che nell’esempio riportato è pari a 7.400 euro.

Tuttavia, tieni presente che, come scoprirai nei prossimi paragrafi, ogni contribuente beneficia di deduzioni e detrazioni. Le deduzioni ti consentono di ridurre il reddito lordo annuale, mentre le detrazioni ti permettono di ridurre la base lorda dell’IRPEF.

Come si calcola IRPEF

Base imponibile: cosa significa

Per base imponibile si intende l’importo netto su cui si calcola la parte delle imposte da versare. Questo importo varia in base alle detrazioni e alle deduzioni alle quali il contribuente ha diritto di accedere. Ecco alcuni esempi:

  • Figli a carico
  • Interessi passivi del mutuo prima casa
  • Spese mediche
  • Altre detrazioni

Per rispondere alla domanda su come si calcola l’IRPEF, è quindi fondamentale comprendere il concetto di base imponibile. È proprio questa base imponibile che permette di determinare l’importo esatto dell’imposta da versare, a seconda degli scaglioni a cui si appartiene.

Chi deve pagare IRPEF: Soggetti passivi dell’IRPEF

Come specificato dall’Agenzia delle Entrate i soggetti passivi dell’IRPEF sono tutte le persone fisiche residenti e non in Italia che generano redditi di qualsiasi natura nel Paese.

Se ti stai chiedendo se i dipendenti pagano l’IRPEF, la risposta è affermativa, così come lo è per tutti i lavoratori autonomi. Se hai un reddito, sei tenuto a pagare l’IRPEF. Ciò vale per redditi come:

  • Redditi da capitale
  • Redditi da lavoro dipendente
  • Redditi da lavoro autonomo
  • Redditi da impresa

Quando e come si paga l’IRPEF?

L’Agenzia delle Entrate stabilisce quando il contribuente è tenuto a pagare l’IRPEF. Ogni anno, il contribuente deve versare l’imposta relativa all’anno precedente, insieme a un acconto relativo all’anno corrente.

L’acconto e il saldo dell’IRPEF, che vanno pagati tramite la presentazione del modello F24, possono essere versati in un’unica soluzione o in due soluzioni.

Più nel dettaglio, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, l’IRPEF viene trattenuta direttamente dallo stipendio mensile, comprensiva di eventuali acconti. Invece, i lavoratori autonomi devono calcolare manualmente l’imposta da pagare.

In generale, il primo versamento, in un’unica soluzione, deve essere effettuato entro il 30 novembre, mentre coloro che possono pagare in due rate devono versare entro il 30 giugno (40% del totale) e entro il 30 novembre (60% del totale).

È importante specificare che l’acconto è dovuto solo se nel corso dell’anno corrente si prevede che l’IRPEF netta sia superiore a 51,65 euro rispetto all’anno precedente.

In sintesi, le scadenze canoniche per il pagamento dell’IRPEF sono il 30 giugno e il 30 novembre. A seconda dei casi, è possibile versare tutto in un’unica soluzione o in due soluzioni. Non rispettare i termini comporta una maggiorazione sull’imposta da versare, la cui entità varia a seconda del ritardo.

Quali elementi contribuiscono alla progressività dell’IRPEF?

Quali elementi contribuiscono alla progressività dell’IRPEF?

L’IRPEF è un’imposta progressiva, il che significa che, in conformità a quanto stabilito dall’articolo 53 della Costituzione, tutti i soggetti sono tenuti a contribuire alle spese pubbliche in base alla loro capacità contributiva.

In parole semplici, più alto è il reddito, più elevata sarà l’aliquota applicata. Oltre alle aliquote progressive, ci sono altri elementi che contribuiscono alla progressività del reddito.

In particolare, ci riferiamo alle deduzioni e alle detrazioni, entrambe strutturate per favorire chi ha redditi più bassi. Inoltre, l’attuale governo Meloni sta lavorando anche alla cosiddetta “no tax area”, che potrebbe portare sensibili modifiche che interessano i redditi più bassi. 

Cosa sono le deduzioni?

Le deduzioni fiscali possono essere definite come agevolazioni a cui alcune categorie di contribuenti possono accedere. Queste deduzioni consentono di ridurre il reddito complessivo e, di conseguenza, la base imponibile da cui viene calcolata l’IRPEF da pagare.

In Italia sono previsti diversi oneri deducibili a cui i contribuenti possono accedere in misura diversa, a seconda del reddito lordo guadagnato nell’anno. Tra gli oneri deducibili rientrano:

  • Spese mediche per disabili
  • Contributi previdenziali (INPS)
  • Donazioni
  • Donazioni a enti culturali e istituzioni religiose

Come agiscono le detrazioni?

Le detrazioni, o spese detraibili, si applicano direttamente sull’IRPEF e permettono di ridurre l’importo dell’imposta da versare.

Si tratta di una serie di benefici, di solito calcolati in percentuale, che corrispondono a circa il 19% delle spese sostenute. Le detrazioni più comuni possono essere applicate per spese quali:

  • Spese sanitarie documentate e superiori a 129,11 euro
  • Canone di locazione
  • Asili nido
  • Istruzione dei figli
  • Mutuo per la prima casa
  • Spese veterinarie

Esiste una no tax area? Di che cosa si tratta?

Per “no tax area” si fa riferimento ai limiti minimi di reddito entro i quali il contribuente non deve versare l’IRPEF. Attualmente, il governo italiano esonera dal versamento dell’IRPEF:

  • I lavoratori dipendenti con un reddito inferiore a 8.145 euro all’anno.
  • I pensionati con un reddito inferiore a 8.500 euro.
  • I lavoratori autonomi con un reddito inferiore a 5.500 euro.

La “no tax area” è stata introdotta dalla LEGGE 27 dicembre 2002, n. 289. Si tratta di una forma di sostegno per coloro che si trovano in condizioni economiche precarie.

Attualmente, il governo Meloni sta lavorando alla nuova legge di bilancio 2023, che probabilmente porterà a uniformare la “no tax area” a 8.500 euro anche per i lavoratori dipendenti, mentre per i lavoratori autonomi non dovrebbero esserci nuove modifiche alle soglie di reddito.

Per “aliquota media” dell’IRPEF si intende la percentuale di imposta versata dal contribuente in base al reddito netto al netto di deduzioni e detrazioni.

Ad esempio, un reddito netto di 30.000 euro all’anno implica che il contribuente paghi imposte relative a tre diversi scaglioni: il 23% per i primi 15.000 euro, il 25% sui successivi 13.000 euro e il 35% sui residui 2.000 euro, quindi 700 euro. Ciò significa che l’IRPEF versata è pari a 7.400 euro e l’aliquota media è del 24,6%.

Per “aliquota marginale” dell’IRPEF si fa riferimento all’aliquota applicata all’ultima parte di reddito dichiarato dal contribuente, ovvero la percentuale di imposta versata oltre una determinata soglia. Ad esempio, un lavoratore con un reddito netto di 30.000 euro paga un’aliquota marginale pari al 35%, sebbene questa sia applicata solo per i 2.000 euro residui.

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